Laka Competition 2016: le migliori “architetture che reagiscono”

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La seconda edizione di Laka Competition: Architecture that reacts si è conclusa con l’annuncio dei vincitori e dei menzionati selezionati dalla giuria tra i 127 progetti, realizzati da 255 partecipanti provenienti da 40 paesi. Il concorso richiedeva ad architetti e designer di tutto il mondo di progettare edifici “che reagiscono”, ovvero capaci di rispondere a diversi eventi e circostanze, anche imprevedibili. L’architettura che reagisce è viva, influenzata da quello che accade intorno ad essa perché si sviluppa a partire dagli eventi che la circondano. Il concorso mirava all’acquisizione di un progetto concettuale di architettura socialmente impegnata e versatile rispetto a rischi ambientali, fenomeni naturali e cambiamenti sociali.

Il primo premio è stato conferito a un duo di insegnanti dell’Università di Buffalo (New York – USA), che ha progettato un sistema capace di sfruttare l’elasticità della struttura per creare dinamismo in facciata. Il secondo classificato è stato il team, sempre statunitense, composto da Ryan Clement e Eric Dell’Orco, che ha proposto una soluzione abitativa sviluppata in verticale per realizzare il sogno americano e, contemporaneamente, assicurare agli abitanti gli spazi adatti a tutte le attività. La medaglia di bronzo è austriaca, con il progetto elaborato da Markus Jeschaunig, architetto capace di portare qualsiasi tipo di pianta in posti dove non avrebbe potuto vivere prima semplicemente inserendola in una bolla.

La Giuria ha assegnato anche 10 Menzioni d’Onore ai progetti più meritevoli.

I vincitori Laka Competition 2016

1° Posto | Progetto “Snapping Facade” – Jin Young Song,  Jongmin Shim (USA)

Snapping Facade esplora un design di sviluppo per un edificio sostenibile che utilizza l’elasticità della struttura per creare un movimento dinamico dell’involucro edilizio. Quest’ultimo è capace di controllare il rilascio e l’acquisizione di colore, assicura il comfort visivo e provvede alla fornitura di luce naturale. Lo sviluppo dell’industria della produzione del vetro ha permesso l’utilizzo del materiale praticamente dappertutto, concedendo lo sfruttamento del gioco legato a riflessi e rifrazioni per accentuare la sensazione di dinamismo e di movimento sulla facciata.

Il progetto è intelligente, nella sua semplicità, reattivo alle necessità e alle condizioni del momento, ma anche visivamente accattivante e caratterizzato da un disegno su piccola scala tale da poter influenzare ed essere replicato anche su grande scala. 

2° Posto | Progetto “Suburban Swell” – Ryan Clement, Eric Dell’Orco (USA)

Il progetto di Suburban Swell è stato elaborato in modo tale da reagire a timori legati alla densità delle periferie americane e si presenta come un quadro che punta su una nuova morfologia verticale, capace di abbracciare la luce, la comunità, l’individuo e persino il sogno americano. 

Il punto di partenza dell’idea è il cul-de-sac, tipologia di strada urbana molto frequente nelle periferie americane. La struttura è progettata per essere costruita su un qualsiasi cul-de-sac e ha l’obiettivo di trasformare ogni quartiere in una versione più densa e più urbana dello stesso. Gli abitanti sono spinti verso l’abbandono delle automobili e l’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi, la comunità conserva il suo spazio verde, mentre la densità abitativa aumenta.

Suburban Swell non offre uno spazio di vita infinito, ma fornisce una base per una lottizzazione verticale. Le aree non ancora edificate costituiscono il posto ideale per dare nuova forma alle esigenze e alle preferenze degli abitanti, che avranno la possibilità di ricavare spazio a sufficienza senza rinunciare ai cortili, ai posti dove i bambini possono andare a giocare, alla comodità di una casa unifamiliare.

Quando l’architettura riesce a integrare la densità abitativa e il sogno americano in maniera corretta e consapevole, la presenza di tanta gente non fa più paura. 

3° Posto | Progetto “Urban Oasis” – Markus Jeschaunig (Austria)

Urban Oasis è un’installazione orientata in base ai cambiamenti climatici, “Oasis No. 8”, prototipo che ha lavorato da settembre 2015 fino alla fine del 2016. L’obiettivo dell’iniziativa è di sensibilizzare all’inserimento di piante reali, nel caso specifico un albero di banana, in posti dove non potrebbero esistere naturalmente.

Il concetto che sta alla base di Urban Oasis è quello di raccogliere, accumulare e trasformare i flussi di energia e le potenzialità in ambito urbano in cicli sinergici. Concentrandosi sui luoghi dei rifiuti di calore della città, possono essere creati impianti che cercano di sviluppare soluzioni riguardanti la produzione di cibo o la risposta ad altri bisogni umani.

L’installazione di Oasis No. 8 è una sfida che punta all’utilizzo di energia locale disponibile per la produzione di alimenti in insediamenti urbani. Il progetto si trova in un terreno abbandonato nel centro di Graz, in Austria ed è caratterizzato da una bolla al cui interno è assicurato un microclima tropicale, alimentato soltanto dal calore di scarto di due unità di refrigerazione appartenenti a un ristorante e a una panetteria che si trovano sotto e dietro la bolla. L’habitat piccolo, artificiale e parassitario prende l’acqua piovana dai tetti e la luce del sole dal cielo, così da permettere la crescita di piante come banano, ananas e papaia. Il sistema è automatizzato, autosufficiente e a temperatura costante. 

Menzioni d’Onore

Progetto “Socially Active Ecosystems” – ASA Studio – Active Social Architecture: Alice Tasca, Francesco Stassi, Zeno Riondato, Jaime Velasco Perez, Christian Karagire

Progetto “Hexapods: a new vernacular architecture” – Maricruz Miranda-López, Sofía Amodio-Bernal, Bridget Munro

Progetto “Green Umbrella” – Dr. Hee Sun (Sunny) Choi, Jorge Sainz de Aja Curbelo, Tony Chiu Cheuk Lun, Eason Yeung Kit

Progetto “Pop Up Places of Worship” – Lucas Boyd, Chad Greenlee

Progetto “Drift City: Architecture’s Reaction to Sea Level Rise” – mcdowellespinosa: Seth McDowell, Rychiee Espinosa, Brad Brogdon

Progetto “[FLINCH]: the first line in catastrophic hurricanes” – Adrienne Strohm

Progetto “WATER PER MOVE” – Asmaa Almunayes

Progetto “The Vertical Tree Burial” – Huihui Luo, Runjia Tian, Sibo Qin, Yuhan Wu, Ziyi Xu

Progetto “PHENIX MEETS CHIMERA” – Humberto Miguel Aguiar Pereira, Luis Duarte Ferro

Progetto “Urban Acupuncture” – Tyler Laird, Harrison Smith

Informazioni

www.lakareacts.com 

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